Come fa il diabete a danneggiare il piede? Quali sono le cause? Tutte le persone con diabete sono destinate prima o poi ad avere il piede diabetico? Chi è più a rischio? Si manifesta sia nel diabete tipo 1 che nel diabete tipo 2? A tutte queste domande, risponde il Dr. Roberto De Giglio.
Dr. De Giglio, che cosa s’intende per piede diabetico?
Il piede diabetico è una complicanza tardiva del diabete. Si manifesta come una distruzione dei tessuti profondi del piede in un paziente che ha il diabete di lunga data (almeno da 5-10 anni) associato a un’arteriopatia e/o a una neuropatia periferiche, anch’esse complicanze croniche dovute a una storia di diabete. In parole semplici, una lesione che interessa come sede il piede e che può portare a un danno importante che se non curato perfettamente può arrivare anche all’amputazione dell’arto inferiore. Ed è proprio questo il motivo dell’importanza della prevenzione del piede diabetico. Occorre intervenire prima (gli inglesi parlano di time=tissue, cioè tempo uguale tessuto che esprime bene il concetto: più guadagno tempo, più guadagno tessuto, più arrivo in ritardo e purtroppo più rischio di perdere segmenti corporei fino all’amputazione di tutto l’arto inferiore (che per fortuna negli ultimi anni sta diminuendo). Quindi la prevenzione ha una rilevanza fondamentale.
Come fa il diabete a danneggiare il piede? Quali sono le cause?
La prima causa è il diabete stesso, soprattutto se mal controllato, perché la glicemia alta ha un’azione corrosiva, si parla di glucotossicità; più la glicemia è alta per lungo tempo, più i tessuti soffrono. Va da sé che in un diabete mal controllato tale sofferenza è maggiore perché il tessuto è più esposto all’azione dell’iperglicemia. Questa sofferenza si può manifestare principalmente sulle arterie che nutrono il piede (causando l’arteriopatia periferica) o sui nervi che ne consentono la sensibilità e il movimento (causando la neuropatia periferica in una delle sue diverse varianti).
La caratteristica del piede diabetico è che riguarda una parte del corpo che si trova lontano dal cuore, in periferia, sul quale noi camminiamo, sul quale noi andiamo a pesare, ogni giorno. L’arteriopatia e la neuropatia periferiche sono due componenti che caratterizzano questa complicanza diabetica che è unica per due motivi. Da una parte perché ci serve per sostenerci, perché lo usiamo in continuazione, perché ci camminiamo sopra rischiando di aumentare in alcune zone il danno iniziale. Dall’altra parte perché la durata del diabete, associata a neuropatia (danno ai nervi) e/o ad arteriopatia (danno alle arterie) periferiche è alla base della gravità di questa complicanza.
Tutte le persone con diabete sono destinate prima o poi al piede diabetico?
Le statistiche ci dicono che circa il 20% dei pazienti con diabete – nel corso della loro vita – possono andare incontro a un’ulcera del piede, una lesione o alla comparsa più grave del piede diabetico fino ad arrivare nei casi più complessi alla necessità di amputazione, se la lesione iniziale non viene tempestivamente curata.
Quindi possiamo dire che è più a rischio colui che si trascura, magari vive solo, che ha condizioni sociali disagiate, che non ha intorno familiari che si prendono cura di lui, non va ai controlli ambulatoriali. In questi casi, una piccola lesione può peggiorare e diventare nel tempo un danno più grande.
Quindi, ancora una volta l’importanza della prevenzione…
Infatti, se una persona che ha il diabete si accorge di avere una piccola abrasione, o una piccola ferita – all’apparenza anche insignificante – non va sottovalutata; la prima cosa da fare è mostrarla al proprio medico curante e – se nel giro di 48 – 72 ore non guarisce, è bene recarsi dal podologo o in un centro specializzato per la cura e la prevenzione del piede diabetico come il nostro di Abbiategrasso. Nel Centro si potrà sicuramente fare una diagnosi corretta e intervenire al più presto.
Vorrei anche sottolineare che da noi arrivano spesso pazienti già con piede diabetico … senza sapere di avere il diabete, in questo caso di diabete tipo 2 che può decorrere in modo del tutto asintomatico (senza sintomi)!!! Ciò vuol dire che hanno il diabete da almeno 5-10 anni (il piede diabetico è una complicanza tardiva) e quindi i danni sono già fatti! Dei controlli più regolari anche solo del sangue possono evitare che questo avvenga. Tutti, anche chi sta bene, dovrebbero fare un esame del sangue almeno 1 volta all’anno o ogni due anni. Sapere è salute!
Nel caso della neuropatia periferica cosa succede?
La persona che per mesi, se non addirittura anni, si è trascurata, che ha sviluppato una neuropatia può avere un deficit di sensibilità, il che vuol dire che non sente il dolore e quindi non si accorge (se non fa un controllo accurato del piede) di avere una lesione: “non ho mai sentito nulla”, “ma come può essere, dottore, non mi sono accorto di niente” ci sentiamo spesso dire dai nostri pazienti…
E in presenza di arteriopatia periferica?
In questo caso non arriva abbastanza sangue ai tessuti del piede, che rischia di andare in ischemia (mancanza di ossigeno); in questo caso, il paziente di solito lamenta dolore (se non c’è associata anche una neuropatia) ma se pensa di curarlo a casa con una qualsiasi medicazione o con il fai da te perde davvero tempo e rischia che si sviluppi la gangrena. È questo che dobbiamo evitare, non bisogna perdere tempo ma agire tempestivamente.
Ci sono differenze tra il diabete di tipo 1 e il diabete di tipo 2?
Per quanto riguarda il piede diabetico, l’elemento importante è la durata del diabete, quindi chi ha il diabete di tipo 1 ha una durata di malattia più lunga davanti a sé. E’ vero anche che il diabete di tipo 2 viene spesso diagnosticato in età matura ma è presente in forma silente magari da diversi anni. Anche il buon controllo del diabete gioca un ruolo importante nel rallentare l’eventuale sviluppo di piede diabetico: i soggetti con un diabete ballerino sono in genere più a rischio anche se non c’è una regola, non c’è un dato unico. Possono esserci casi di lunga convivenza con il diabete che non hanno e non avranno alcuna complicanza.
Quali sono i consigli in questi casi?
Se il diabete dura da più di 10 anni, bisogna fare più attenzione, curare di più l’igiene del piede, controllarlo più spesso e al primo segno farsi controllare; controllare meglio la glicemia se i valori sono costantemente fuori dal range normale (parlarne con il proprio diabetologo per considerare una rivalutazione della terapia) e fare tutti i controlli annuali stabiliti con il proprio medico. Parlando del piede, andrà fatta una visita anche solo una volta all’anno o ogni due nei soggetti più giovani nei quali la visita dallo specialista non evidenzi un piede a rischio (valutazione della classe di rischio da 0 a 3 in base alla storia del paziente e all’esame obiettivo).
Un altro valido consiglio è di fare attività sportiva costante e moderata che aiuta a rallentare e mantenere lontano l’insorgenza di arteriopatia e neuropatia e quindi aiuta a prevenire la comparsa di piede diabetico.
Però, ripeto, è la durata di malattia che fa la differenza e poi la presenza o meno delle altre complicanze.